Il vulcano del Monte Fuji è sotto strettissima sorveglianza dopo che nell’ ultimo periodo i geologi hanno registrato una pressione nella camera magmatica nettamente superiore alla norma, addirittura più elevata di quella dell’ultima eruzione di questo vulcano, tre secoli fa.
I movimenti tettonici provocati dal devastante sisma dell’11 marzo 2011 e da quelli che sono succeduti hanno causato un aumento della pressione a un livello 16 volte superiore a quello in cui è possibile un’eruzione, hanno indicato i ricercatori dell’Istituto nazionale di Scienza della terra e per la prevenzione delle catastrofi.
Il professor Toshitsugu Fujii capo del dipartimento giapponese di vulcanologia ha lanciato l’allarme che non è stato sottovalutato dalle autorità, anzi, sono stati elaborati subito i bilanci preventivi di quello che un simile evento potrebbe significare e si pagherebbe, innanzitutto, un prezzo enorme in termini umani: si ipotizza una vera carneficina che coinvolgerebbe, in modo diretto e indiretto, milioni di persone.
I danni alle strutture potrebbero ammontare a cifre vertiginose, solo per l’agricoltura la stima è di 30 miliardi di dollari infatti il modello elaborato dagli studiosi prevede che la cenere emessa dal Fuji in alcune aree superi il mezzo metro di spessore e arriverebbe fino Tokio distante oltre 100 chilometri dal vulcano.
L’ultima eruzione del Monte Fuji, distante un centinaio di chilometri da Tokyo con la sua cima perennemente innevata risale al 1707, all’indomani di un terremoto.
Gli shintoisti lo considerano sacro al punto da ritenere doveroso almeno un pellegrinaggio sulle sue pendici una volta nella vita.