Anche gli scienziati italiani si sono mobilitati nella caccia agli esopianeti, cioè i pianeti intorno ad altre stelle della nostra galassia.
Un nutrito numero di astronomi dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) appartenenti agli osservatori di Padova, Torino, Catania, Palermo e della Fondazione Galileo Galilei e coordinati dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), partecipa al progetto Cheops dell’Agenzia spaziale europea (Esa).
Cheops (da Characterizing Exoplanets Satellite) è una piccola missione destinata a puntare gli obiettivi su stelle dove già sono stati individuati intorno dei pianeti e altre dove esiste la forte probabilità che esistano.
Cheops osserverà i pianeti mentre passano dinanzi alla propria stella madre: questo metodo, collaudato in passato per studiare l’atmosfera di Venere durante i transiti davanti al Sole, consentirà agli astrofisici di carpire i segreti della loro struttura interna, analizzandone la densità e la composizione.
Obiettivo principale della missione sarà indagare e determinare le caratteristiche di esopianeti già noti che orbitano stelle luminose, ma anche individuare nuovi mondi attorno ad astri dove gli scienziati sospettano la presenza di super Terre.
Punti di forza di Cheops sono le sue piccole dimensioni (non più grande di due metri per due) abbinate alla alta tecnologia fornita dagli enti italiani coinvolti che permetteranno di mettere in orbita il satellite a tempo di record, entro quattro anni.
Sarà equipaggiato con un telescopio di soli 30 cm di diametro per osservare nella luce visibile, la realizzazione degli specchi del telescopio è stata commissionata alle industrie italiane, che produrranno anche i sistemi di navigazione e puntamento e lo schermo di protezione per il satellite (che ricorda la forma dei copricapo dei faraoni, donde il nome della missione).
Il contributo italiano non finisce qui: il Centro ASI di Malindi sarà impiegato per la ricezione dei dati da terra, archiviati poi nell’ASI Science Data Center di Frascati.