All’European Planetary Science Congress, il meeting sulle ultime scoperte nell’ambito delle scienze planetarie tenutosi dal 23 al 28 settembre a Madrid, ingegneri della Sener, una delle principali industrie aerospaziali mondiali hanno lanciato la sfida di spedire un battello su Titano la principale luna di Saturno.
Se sul pianeta rosso si cercano principalmente tracce di vita passata, su Titano gli scienziati sono interessati alla presenza di molecole organiche e proteine: questa luna presenta infatti condizioni simili a quella della Terra primordiale: è come un embrione planetario mai evoluto, a causa della lontananza dal calore del Sole, oltre un miliardo e mezzo di Km, 10 volte la distanza Terra-Sole.
Inoltre la sua superficie è ricoperta da oceani, laghi e fiumi di idrocarburi, composti importantissimi per gli astro-biologi perché contengono idrogeno e carbonio, gli atomi che sono alla base delle cellule organiche, come già confermato dai dati riportati dalla sonda Cassini, in orbita attorno a Saturno dal 2004 e che ha effettuato l’ultimo passaggio ravvicinato a Titano il 26 settembre.
E da cui si è sganciato nel 2005 il modulo Huygens, che è penetrato nell’atmosfera di Titano con successo, ma non è planato su uno dei mari di metano liquido, atterrando al suolo; ecco perché gli scienziati della Sener hanno progettato un veicolo capace di spostarsi sia su terra sia su liquido, chiamato Talise (Titan Lake In-situ Sampling Propelled Explorer). “Sarà in grado di raggiungere la riva più vicina al luogo di atterraggio e da lì intraprendere la navigazione sui laghi o mari di Titano per analizzarli”, spiega Igone Urdampilleta, uno dei progettisti “grazie al suo sistema di propulsione a pale meccaniche rotanti”, proprio come fanno i pedalò in mare.
Ed in effetti osservando il progetto del prototipo le somiglianze con il natante da spiaggia sono notevoli, anche se le sembianze ricordano forse di più le macchine leonardesche riportate nei disegni del genio fiorentino.
Intanto le osservazioni dirette di Titano (a partire dalla sonda Voyager 1 nel 1980), hanno superato i 30 anni, equivalente a un anno “titaniano”, perché è il periodo che impiega assieme a Saturno a fare un giro intorno al Sole. “Poiché la sua orbita ha un’inclinazione quasi uguale a quella terrestre, anche su Titano si susseguono le stagioni come sulla Terra, solo che qui durano 7 anni e mezzo” spiega Athena Coustenis dell’Osservatorio Meudon di Parigi, annunciando che i dati raccolti mostrano che sul satellite i cambiamenti stagionali influiscono sulla temperatura, sulla composizione chimica e sulla circolazione atmosferica, e modificano inoltre le dimensioni del polo nord. Ulteriori e più precise informazioni potrebbero arrivare se l’esperimento Talise sarà realizzato.