La Terra si starebbe preparando ad una delle più catastrofiche eruzioni della sua storia, in grado di distruggere buona parte del pianeta e di causare la più grande estinzione animale mai registrata.
A rivelare la tragica prospettiva è uno studio comparso su Earth and Planetary Science Letters a firma di Michael Thorne, assistente professore di geologia e geofisica a l’Università dello Utah.
Il ricercatore ha analizzato le onde sismiche che dalla superficie terrestre arrivano fino al nucleo terrestre e ritornano in superficie, possibili indizi che potrebbero generare un vero e proprio cataclisma per il nostro pianeta.
“Quello che abbiamo rilevato è l’inizio di uno di questi grandi eventi eruttivi che, se mai dovesse succedere, potrebbe causare una distruzione molto massiccia sulla Terra”, spiega lo stesso geologo.
Allora, dobbiamo cominciare a preoccuparci? Forse, no! Secondo Thorne, il disastro non è imminente! “Questo tipo di meccanismo può generare enormi eruzioni di massa, ma richiedono tempi che vanno dai 100 ai 200 milioni di anni”, spiega il professore.
Secondo lo studio, due o più “blob” di roccia fusa grandi come un continente stanno entrando in collisione proprio sopra il nucleo terrestre, a circa 3 mila chilometri di profondità sotto l’Oceano Pacifico e ciò sta creando una massa di roccia fusa grande come la Florida e che potrebbe essere la radice di due generi di eruzioni particolarmente intense nel lontano futuro.
L’enorme blob di magma potrebbe dare vita ad un supervulcano come quello che negli ultimi due milioni di anni ha originato la caldera di Yellowstone, la quale, quando eruttò, ricoprì il Nord America di cenere vulcanica.
Oppure, potrebbe dare vita a delle gigantesche eruzioni di basalti come quelli che tra 17 e 15 milioni di anni fa hanno ricoperto il nordovest della Columbia o come quelli che eruttarono 65 milioni di anni in India che hanno ricoperto una regione grande come l’Alaska o altre eruzioni di tal genere. “Questo tipo di enormi eruzioni potrebbero essere legate ad alcuni eventi estintivi”, continua Thorne.
Fin dal 1990, gli scienziati sono a conoscenza dell’esistenza dei due giganteschi blob di magma che viaggiano in rotta di collisione poco al di sopra del nucleo terrestre e uno di esso si trova sotto l’Oceano Pacifico, mentre l’altro sotto il continente africano.
Thorne e i suoi colleghi, grazie alle immagini del nucleo ottenute con l’analisi delle onde sismiche, hanno scoperto la collisione in corso e il lento formarsi di una bolla di magma gigantesca proprio sotto le isole vulcaniche di Samoa, nell’Oceano Pacifico.
Con l’ausilio di un software di simulazione, i ricercatori hanno dimostrato che quando le bolle di magma si fonderanno completamente, potranno dare vita ad un’eruzione di dimensioni planetarie.
La mappa mostra la superficie della Terra, integrata una rappresentazione di ciò che sta accadendo a circa 3 mila chilometri di profondità, al confine tra il mantello roccioso e il nucleo liquido esterno.
Il processo di fusione tra le due bolle di magma non è ancora completo, il geologo stima che la collisione sarà totale tra i 100 e i 200 milioni di anni, l’utilizzo delle onde sismiche per rendere visivamente quello che avviene all’interno della Terra equivale un pò a fare una scansione a raggi X del pianeta.
“Il mio studio potrebbe essere il primo a mostrare il movimento delle bolle di magma”, spiega Thorne, “Il loro movimento è simile a quello della “deriva dei continenti” che avviene in superficie.
Per realizzare la sua ricerca, Thorne e i suoi colleghi hanno utilizzato la più grande quantità di dati mai usata, esaminando 4.221 sismogrammi che hanno rilevato 51 terremoti che si sono verificati a profondità superiori a 100 km.
Per ottenere il modello a cui è arrivato, Thorne ha utilizzato l’High Performance Computing dell’Università dello Utah per 200 giorni, con lo scopo di definire le modalità di scontro dei due corpi rocciosi che vi sono sotto il Pacifico e quale possa essere la conseguenza.