Cosa accadrebbe se entrassimo in contatto con una civiltà aliena?

Cosa accadrebbe se entrassimo in contatto con una civiltà aliena?Per quanto ne sappiamo oggi, siamo soli nell’universo, la Terra è l’unico pianeta noto ad essere abitato dalla vita, e noi umani, siamo gli unici esseri intelligenti che conosciamo.

Per il momento, le civiltà aliene sono relegate nel regno della finzione fantascientifica, e gli avvistamenti UFO, spesso non sono altro che falsi allarmi o eventi che, benché di origine naturale, non hanno una spiegazione nota.

Ma ciò non significa che la vita aliena non possa essere reale, gli scienziati stanno prendendo sempre più sul serio questa possibilità e sono alla ricerca della vita al di fuori del nostro pianeta.

“Ormai tutta la comunità scientifica sospetta che ci potrebbe essere la vita là fuori”, dice Mary Voytek, astrobiologa della Nasa, “Credo che la questione di fondo riguardi la domanda: siamo soli?”. Cosa succederebbe se la risposta a questa domanda fosse no? E se finalmente scoprissimo che non siamo soli? Che ci crediate o no, esiste un piano.

Innanzitutto bisogna considerare che il Primo Contatto con una civiltà aliena possa avvenire in due maniere differenti: oCosa accadrebbe se entrassimo in contatto con una civiltà aliena? attraverso una comunicazione radio inviata a Terra, oppure con un incontro del “Terzo Tipo”, cioè l’atterraggio di un’astronave aliena sulla superficie terrestre.

In entrambi i casi, il mondo non sarebbe più lo stesso e la nostra percezione della vita e dell’universo verrebbe modificata dalla sera alla mattina, eppure, si tratta di due scenari molto differenti che richiedono protocolli d’intervento specifici per ciascuna possibilità.

Il SETI è l’unica organizzazione al mondo ad avere un protocollo d’azione in caso di ricezione di un segnale alieno intelligente, esiste una vera e propria task force denominata Post-Detection Taskgroup, con il compito preciso di valutare, e possibilmente decifrare, un possibile radiomessaggio alieno.

“Sì, abbiamo un piano: si comincia con lo champagne”, scherza Jill Tarter, direttore del Centro per la ricerca SETI e figura ispiratrice del personaggio interpretato da Jodie Foster nel film Contact.

Il primo passo, secondo il protocollo del SETI, è quello di verificare il segnale attraverso la conferma indipendente di un altro osservatorio, utilizzando attrezzature e software differenti, “Siamo un bersaglio molto interessante per le bufale”, osserva la Tarter.

Cosa accadrebbe se entrassimo in contatto con una civiltà aliena?Se il segnale supera questa prova, che potrebbe richiedere giorni, e se viene valutato dal Taskgroup come un segnale prodotto da una sorgente artificiale, il primo ad esserne informato sarebbe il Segretario delle Nazioni Unite, le quali hanno un piccolo ufficio a Vienna chiamato United Nations Office for Outer Space Affairs (UNOOSA – Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari dello spazio extra-atmosferico).

In verità, gli scienziati del SETI, nel corso degli anni, hanno fatto tutto il possibile per cercare di collaborare con l’UNOOSA alla realizzazione di un protocollo di azione in caso di contatto alieno, ma con scarso successo, al momento, infatti, se i burocrati dell’Ufficio per gli affari spaziali delle nazioni unite dovessero ricevere una segnalazione da parte del SETI, non saprebbero quali azioni successive dovrebbero intraprendere.

Ad ogni modo, dopo aver avvertito le Nazioni Unite, gli scienziati del SETI comunicherebbero la loro scoperta all’intera comunità scientifica internazionale, per poi comunicare la grande notizia al mondo intero, indicendo, probabilmente, una conferenza stampa.

Dopo le comunicazioni ufficiali, rientrerebbe in gioco il Post-Detection Taskgroup sotto la guida di Paul Davies, fisico all’Arizona State University, con il preciso compito di provare la decodifica del messaggio, impresa che potrebbe richiedere anni, se non addirittura decenni.

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