68 anni, ex-marine e pilota militare, 4 missioni a bordo dello Space Shuttle, 680 ore di volo spaziale, e, come se non bastassero queste credenziali, numero uno della Nasa, un curriculum vitae di tutto rispetto, quello di Charles Bolden, in Italia per la firma di un accordo bilaterale con l’Agenzia spaziale italiana sulla missione BepiColombo, che partirà nel 2015 alla volta di Mercurio.
Bolden ha sottolineato l’importanza delle partnership internazionali (in particolare quella con l’Italia) e ha ribadito la necessità di prenderci cura, almeno fino al 2020, della Stazione spaziale internazionale, inoltre ha ufficialmente invitato il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza l’anno prossimo ad assistere al lancio di Cygnus, una nave cargo che partirà alla volta dell’Iss.
Dove stiamo andando? Cos’ha in mente la Nasa per i prossimi anni? Le sfide sono tante, racconta Bolden e molto ambiziose, anche, anzitutto, la Asteroid Grand Challenge, appena annunciata dalla Nasa e oggetto di discussione durante l’incontro con Saggese e Carrozza.
Si tratta di un programma che mira a completare il catalogo degli asteroidi potenzialmente pericolosi (attualmente ne conosciamo il 98%, soprattutto quelli di taglia maggiore), e ora, tenetevi forte, “Abbiamo in programma di individuare un asteroide di piccola taglia, di quelli che si disintegrerebbero a contatto con la nostra atmosfera, per imbrigliarlo con una navicella spaziale e portarlo in orbita attorno alla Luna, metteremo l’asteroide su un’orbita che dovrebbe restare stabile per circa un secolo e quindi impareremo a conoscerlo e interagire con lui, potremo salire sulla sua superficie, provare a effettuare scavi e a modificarne la traiettoria”.
Se non fosse abbastanza, c’è anche (naturalmente) Marte, è vero, l’abbiamo conquistato con Curiosity, ma è ora di andare oltre e pensare all’essere umano, perché “la vera curiosità”, racconta Bolden: “è quella umana, puntiamo, come ha già detto Obama, a portare l’uomo sul pianeta rosso entro il 2030, ma continueremo anche, naturalmente, con l’esplorazione robotica, che ci sta dando risultati così incoraggianti”.
Guardare al futuro, insomma, senza però dimenticarsi del passato, perché, ammonisce ancora Bolden, “non dobbiamo trascurare la Stazione Spaziale Internazionale”, il supporto deve continuare e migliorare almeno fino al 2020, perché la Iss ci regalerà ancora molte conquiste e vittorie scientifiche.
La politica dello spazio sta cambiando, l’esplorazione dello spazio sta cambiando, stanno nascendo diverse compagnie private che hanno raccolto la sfida e si preparano a conquistare lo spazio (qualcuna, come SpaceX, ha già mietuto i primi successi).
Bolden vede questo come “una grande opportunità”, altro che competitor, “La Nasa fornisce tutto il supporto e il know-how di cui queste aziende possono aver bisogno, perché iniziative di questo tipo non possono che far bene alla scienza e all’umanità”.
Bolden sembra avere particolarmente a cuore il tema dell’educazione dei più giovani e della cultura scientifica, “Anche negli Stati Uniti, come in Italia, abbiamo sempre meno laureati in discipline scientifiche, non è un bene per il futuro della ricerca e dell’esplorazione spaziale.
Lo ha sottolineato anche Barack Obama: puntare sulla scienza è fondamentale per ripartire, in tutti i sensi, il nostro obiettivo è di avere 10mila laureati stem (acronimo per Science, Technology, Engineering and Mathematics) all’anno, è per questo che facciamo tutte queste campagne di informazione e divulgazione delle nostre attività”.
Il boss della Nasa continua a elogiare le eccellenze italiane, parlando di Samantha Cristoforetti e soprattutto di Luca Parmitano: “Siete fortunati, voi italiani, perché avete un grande uomo a rappresentarvi nello spazio, lo invidio”, racconta: “Ho avuto modo di parlare con Luca prima che partisse per la Stazione spaziale internazionale, abbiamo parlato della missione e di quanto sarà importante il suo lavoro lassù, io ho soltanto viaggiato nello Spazio, lui farà di più: ci lavorerà e soprattutto ci vivrà”.
In effetti, come vi abbiamo raccontato, Luca Parmitano resterà ben sei mesi a orbitare sopra le nostre teste a bordo dell’Iss.
Bolden pensa mai di tornare nello spazio? “Ne ho parlato più volte con John Glenn (l’astronauta che a settantasette anni è tornato in orbita), e mi sono detto che devo aspettare ancora dieci anni per battere il suo record”, risponde: “Quando vedo gli astronauti partire, naturalmente, mi viene voglia di salire con loro, ma mia moglie mi ha avvertito: se torno su, non mi farà più mettere piede a casa”.
Grazie ai progressi tecnologici, dice ancora Bolden, sarà sempre più semplice ed economico andare nello spazio, certo, “non sarà come prendere un aereo, perché lo Spazio è molto più pericoloso”, ma ci saranno voli suborbitali e orbitali a prezzi abbastanza accessibili, certo, ci vuole anche coraggio, avremo anche noi la possibilità di arrivare in orbita? “You will”, risponde.