La storia viene da un uomo che sostiene di avere fatto parte di una missione speciale della NASA, William Rutledge, egli sostiene di aver lavorato su almeno due missioni sulla Luna, tra cui l’Apollo 19 e Apollo 20 che sarebbe stato lanciato il 16 Agosto 1976 dalla Vandenberg Air Force, a bordo del modulo lunare (identico a quello servito 4 anni prima per la missione che portò l’uomo per la prima volta sulla luna), sul quale vi erano: William Rutledge, Leona Snyder ed Alexi Leonov, cosmonauta sovietico.
La destinazione della missione era il cratere “Iszak D” nel lato oscuro della luna, dove era adagiata la presunta navicella aliena e poco più distante dalla stazione spaziale, entrambe queste missioni, secondo Rutledge, erano state “classificate missioni spaziali” frutto dalla collaborazione tra gli Stati Uniti e il governo dell’Unione Sovietica.
Ufficialmente queste missioni non compaiono in alcun elenco delle missioni della NASA, e, se questo fosse vero,vi erano delle buone ragioni, lo scopo di queste missioni era quello di indagare su un oggetto di grandi dimensioni individuato sul lato oscuro della luna, nella regione Delporte-IZSA, che presumibilmente era stato scoperto e fotografato durante la missione Apollo 15.
Era stato ipotizzato che l’oggetto, somigliava vagamente a quello del gioco di “X-Wing”, che prende spunto dal film di Star Wars in cui una grande nave spaziale aliena si era schiantata o altrimenti abbandonata sulla Luna in tempi remoti.
Ufficialmente, le missioni Apollo della NASA hanno avuto fine con il numero Apollo 17 di cui sei di loro erano atterrate sulla superficie lunare, dalla n°11 al n°17, ad eccezione dell’ Apollo 18.
Si presume che, dopo l’Apollo 17 altri tre razzi Apollo sarebbero stati utilizzati nelle missioni successive, ma al di fuori del Programma Apollo, il cui scopo non era la luna, ma una missione più breve: inviare equipaggi per la stazione spaziale Skylab e per la Soyuz.
Tuttavia, quello che aveva affermato William Rutledge sull’Apollo 17, veniva supportato dalle fotografie di una nave aliena abbandonata, che avevano portato alle tre successive e segrete missioni di atterraggio in collaborazione con i sovietici.
Delle tre missioni, l’Apollo 18 avrebbe dovuto orbitare sull’area per confermare i dati, l’Apollo 19 a seguito di alcuni errori di telemetria non è riuscito a sbarcare sulla luna e infine l’Apollo 20 avrebbe raggiunto l’impensabile: ottenere la prova palpabile della vita extraterrestre.
Secondo quanto riferito da William Rutledge la missione durò circa 7 giorni, durante i quali gli astronauti esaminarono le rovine e la navicella, scattando centinaia di immagini, dentro la navicella però ci fu la scoperta più clamorosa, il cadavere perfettamente ibernato di una extraterrestre femmina che soprannominarono “monnalisa”.
I corpi in realtà sarebbero stati due, ma per motivi di spazio a bordo dell’Apollo-Soyuz e per permettere ai cosmonauti di prendere anche equipaggiamento e apparecchiature dalla nave, un corpo lo lasciarono lì dove era e scelsero quello meglio conservato, dell’aliena in questione esiste anche un video in rete che la mostra a bordo del LEM assieme agli astronauti della missione.
Sempre secondo Rutledge, la missione alla quale aveva partecipato si era svolta con altri due astronauti: il comandante americano (Leona Snyder), e il russo (Alexei Leonov), l’astronave aliena era lunga oltre 3 km e sembrava abbandonata da tempo, tranne che per un cadavere ancora collegato a quello che sembrava un sistema di animazione sospesa.
La zona di esplorazione aveva anche permesso di individuare i resti di una struttura artificiale, forse una base abbandonata.