Sono già 100 mila i volontari pronti a partire per Marte e non fare mai ritorno sulla Terra. E tra questi ci sono anche diversi italiani. Hanno pagato la tassa di iscrizione e presentato un breve video e un particolareggiato curriculum nella speranza di essere fra i 40 “astronauti senza ritorno” che la Mars One sceglierà per un periodo di training lungo ben otto anni. Ma anche di questi 40, solo 16 partiranno, in gruppi di quattro, a cominciare con la prima missione, nel settembre del 2022.
Si parla da tempo di andare sul Pianeta Rosso e c’è anche in progetto di mandare nel 2018 una coppia composta di un uomo e una donna a orbitare intorno al pianeta per poi far ritorno a casa.
Ma il progetto di Mars One è di ben diversa portata. Creato da due olandesi, l’ingegnere Bas Lansdorp, un pioniere dell’energia eolica, e da Arno Wielders, fisico della Nasa e dell’Agenzia Spaziale Europea, il progetto è incredibilmente ambizioso, ma anche fattibile.
I due uomini hanno messo insieme una squadra di altissimo livello e hanno reclutato collaboratori in ogni Paese avanzato, incluso il nostro. Sanno che i costi sono stratosferici, ma propongono un sistema di finanziamento che potrebbe funzionare. I miliardi di dollari necessari (ne servono 6 solo per la prima missione) verranno sia dagli sponsor, ansiosi di essere parte del più grande progetto esplorativo della storia umana, ma anche dai media dei vari Paesi, desiderosi di avere l’esclusiva di ogni avvenimento legato alla lunga preparazione e poi alla partenza degli astronauti. Diciamo che si tratterà di una specie di eccezionale reality show. Difatti i 40 prescelti verranno sottoposti ad allenamenti fisici e scientifici molto rigorosi. Dovranno vivere in ambienti difficilissimi com’è la superficie di Marte, e imparare ogni sorta di scienza.
Alla fine ognuno di loro sarà di fatto ingegnere, meccanico, biologo, agricoltore, medico, perfino dentista. Sarà in grado di riparare un guasto ai moduli o agli impianti di produzione di acqua e ossigeno, saprà coltivare gli alimenti in colture idroponiche e in spazi ridotti, potrà riparare ossa rotte e carie ed effettuare operazioni chirurgiche. Già questo è ben difficile. Ma ognuno degli astronauti deve accettare che il viaggio è senza ritorno, e che la vita sul Pianeta Rosso non sarà una scampagnata.
Mars One prevede di mandare in avanscoperta una serie di moduli, con automi che cominceranno a filtrare l’acqua di Marte, e usarla anche per produrre una riserva di ossigeno. Se infatti i moduli porteranno rifornimenti di ogni genere, incluso i pannelli solari per l’energia necessaria all’insediamento, non porteranno acqua. A loro volta però, i moduli serviranno da “campo base” e faranno da casa e laboratorio per i pionieri. La scelta del luogo su cui fare atterrare i moduli avverrà nel 2018, quando sarà spedito sul pianeta un rover che dovrà cercare l’area più adatta. E nel settembre del 2022, partiranno i primi quattro, due uomini e due donne. Saranno seguiti da altre squadre di quattro a intervalli di due anni. Con l’aggiunta di altre spedizioni dei moduli con il materiale necessario alla colonizzazione del pianeta rosso.
Rischi? Ce ne sono tanti che non c’è spazio per elencarli. Dai più ovvii tipo ritardi e guasti nella preparazione sia degli astronauti che delle navette spaziali fino a quelli più gravi, i pericoli delle radiazioni ad esempio, che potrebbero fare aumentare il rischio di cancro negli astronauti.
Ma Lansdorp e Wielders non hanno dubbi: “Andremo su Marte e costruiremo una nuova Terra“. In tanti credono a questa promessa. Anche numerosi giovani italiani, che hanno presentato la loro candidatura. Ad esempio Pietro, 23enne studente di medicina a Trieste, “pronto a lasciare il pianeta Terra“. Oppure Silvia, avventurosa geologa 28enne che cerca “una sfida” e “un contratto che duri per sempre“. O ancora Marco, 19enne “bravo in matematica e scienze” che “desidera costruire un nuovo futuro per l’umanità“.