La cometa C/2012 S1 ISON, prossima al perielio del 28 Novembre, è ormai dentro l’orbita della Terra e nonostante le previsioni di qualche mese fa la incorniciassero come la potenziale cometa del secolo, l’astro chiomato brilla meno intensamente del previsto.
Negli ultimi giorni, tuttavia, probabilmente illuminata anche nel suo lato oscuro, ha sperimentato una vera e propria esplosione di luminosità, recuperando parte della curva di luce prevista per il termine del mese.
Poiché, come già ribadito più volte, la cometa è al suo primo viaggio nel sistema solare interno, gli astronomi non possono sapere quale sarà l’evoluzione dei prossimi giorni e il destino finale dell’astro.
L’astronomo Matthew Knight, del Lowell Observatory, ha però esposto alcune possibilità. “Ho raggruppato i risultati in tre possibili scenari, discussi in ordine cronologico”, spiega l’astronomo. “E’ importante sottolineare, continua lo scienziato, che qualsiasi cosa accada, ora che la cometa è arrivata sino a questo punto, sarà ugualmente eccitante e molto interessante dal punto di vista scientifico”.
La prima ipotesi formulata da Knight è la disintegrazione prima del Perielio che potrebbe accadere in qualsiasi momento, una piccola frazione delle comete, con percentuale inferiore all’1%, si disintegrano senza alcun motivo apparente, esempi recenti includono la cometa C/1999 S4 LINEAR nel 2000 e la cometa C/2010 X1 Elenin, nel 2011.
Ed effettivamente ISON sta raggiungendo in queste ore la regione di spazio compresa in 0.8 Unità Astronomiche dal Sole, dove la stragrande maggioranza delle comete radenti vengono disintegrate.
Il secondo scenario è quello che prevede la sopravvivenza sino al 28 Novembre, per poi “soccombere” al massimo avvicinamento alla nostra stella e in quel frangente la piccola ISON sarà al cospetto del Sole, dove troverà temperature nell’ordine dei 5000 gradi Fahrenheit e forze mareali davvero impressionanti, temperature alle quali oggetti più piccoli di 0.2 Km non avrebbero scampo.
Le ultime osservazioni, tuttavia, mostrano che la cometa sta perdendo massa in modo relativamente piccolo rispetto alle dimensioni effettive del nucleo cometario e questo vuol dire che la cometa potrebbe sopravvivere a questo ambiente infernale a cui sarà sottoposta. Un altro fattore importante è la sua grande velocità, che le consentirà di non “stazionare” troppo a lungo accanto alla corona solare.
La terza ipotesi è quella della sopravvivenza, ISON in questo caso sopravviverebbe generando uno spettacolo degno di nota nell’emisfero boreale, la coda potrebbe estendersi per decine di gradi nel cielo e illuminare i cieli del mattino, proprio come fece la cometa C/2006 P1 McNaught nel 2007.
Esistono anche delle vie di mezzo a questi tre scenari ipotizzati dall’astronomo, la cometa, infatti, potrebbe anche sperimentare delle grosse crepe sulla superficie, magari perdendo soltanto parte della sua massa e questo significherebbe buttar fuori materiale volatile extra, tale da rendere la cometa ancor più brillante, fornendo la possibilità di essere studiata ancora per mesi ed è bene dire che anche le comete disgregate possono rendersi spettacolari.
La cometa Lovejoy, ad esempio, che passò a sole 100 mila miglia di distanza dal Sole, formò una lunga coda che entusiasmò gli osservatori australi della Terra subito dopo essersi frammentata, ma indipendentemente dalla dinamica dell’evento, la ISON è divenuta la cometa più osservata della storia dell’umanità, quindi, comunque vada, sarà un successo.