Mars One è l’ambizioso progetto dell’imprenditore olandese Bas Lansdorp, che vuole stabilire una colonia umana su Marte a partire dal 2024, ma a bocciare questo piano sono alcuni studenti del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston, che affermando che i primi coloni morirebbero entro 68 giorni per asfissia.
Secondo la simulazione presentata al congresso astronautico internazionale di Toronto, i calcoli alla base di Mars One sono troppo ottimistici: a differenza di quanto sostengono i promotori del progetto, infatti, gli obiettivi prefissati non sarebbero raggiungibili con le tecnologie attualmente disponibili.
Il progetto, infatti, prevede la produzione di cibo per gli astronauti direttamente su Marte, che richiederebbe 200 ettari di terreno e non 50 come previsto da Lansdorp.
Le coltivazioni verrebbero create nello stesso spazio abitativo dei coloni, quindi, l’ossigeno prodotto dalle piante potrebbe raggiungere livelli così elevati da uccidere i coloni stessi dato che le tecnologie odierne non permettono di sfogare l’ossigeno al di fuori delle strutture senza lasciar passare anche l’azoto, utilizzato per pressurizzare tali strutture.
Altra “falla” del progetto riguarda l’approvvigionamento di acqua: al momento infatti le tecnologie necessarie per ‘sciogliere’ il ghiaccio marziano non sono ancora pronte per essere usate, specialmente nello spazio.
Il Mit ha anche dimostrato che saranno necessari almeno 15 razzi per la prima colonia umana, e non 6 previsti dagli olandesi e che questo porterebbe a un aumento dei costi del progetto fino a 4,5 miliardi di dollari.
Un’altro problema è dato dalla necessità dei pezzi di ricambio per la prima colonia: i rifornimenti dalla terra potrebbero partire solo una volta ogni 26 mesi e arriverebbero dopo 180 giorni, quindi sarebbe necessario sviluppare una nuova generazione di stampanti in 3D capaci di produrre su Marte i pezzi di ricambio nelle dimensioni adatte.
Quindi al momento il progetto più credibile per raggiungere Marte da parte di un equipaggio umano è quello della NASA, che deve ancora risolvere il problema delle radiazioni letali, ma che conta di raggiungere il Pianeta Rosso nel 2035 mentre la colonizzazione avverrà in un secondo momento.