La si potrebbe definire “la maledizione de Los Roques” e della data del 4 Gennaio. Qui e nello stesso giorno in cui è scomparso il velivolo con Vittorio Missoni, ma 5 anni fa, sparì nel nulla un piccolo aereo da turismo con 8 italiani su 14 o 18 persone a bordo. Infatti altro misteri riguardo quel volo è la registrazione di una conversazione con la torre di controllo dove il pilota dichiara che a bordo ci sono 18 persone e non 14 come poi ha dichiarato le autorità Venezuelane.
Il «film» di quella scomparsa, di cui ad oggi non si hanno notizie, è raccontato sul sito creato dagli amici della coppia romana che si era imbarcata sull’aereo per il viaggio di nozze: Stefano Frangione e Fabiola Napoli. Ecco il link: www.stefanoefabiola.org.
In Venezuela è il 4 Gennaio 2008, sono le 9.28 ora locale, le 14.58 ora italiana. L’aereo della compagnia Transaven, un bimotore a elica YV2081, marca LET-410 UVP-E e costruito nel 1987 in Cecoslovacchia (numero di serie: 872015), dopo il decollo dall’aeroporto Maiquetia di Caracas si sta avvicinando all’arcipelago di Los Roques, nel Mar dei Caraibi. Destinazione: aeroporto di Gran Roque, la più grande delle isole dell’arcipelago.
Il pilota, il venezuelano Esteban Lahoud Bessil Acosta, di 36 anni, riporta alla torre di controllo di Los Roques la posizione: 45 miglia nautiche di distanza (circa 83 km). Quota 7.500 piedi (circa 2290 metri). A bordo oltre al pilota altre 17 persone.
Il copilota, venezuelano, Osmel Alfredo Avila Otamendi, 37 anni e 16 passeggeri. Otto sono italiani: si tratta di Stefano Fragione, di 33 anni e la moglie, Fabiola Napoli, di 34 anni; una famiglia di Ponzano Veneto: Paolo Durante, la moglie Bruna Guernieri e le due figlie, Sofia di 6 anni ed Emma di 8 anni; poi Annalisa Montanari di 42 anni e Rita Calanni, di 46 anni, di Bologna. Infine un turista svizzero, Alexander Niermann e tre cittadini venezuelani, Karina Ruiz, Yza Rodriguez Fernandez e Patricia Estela Alcala Kirschner. Le altre 4 persone mancanti all’appello non se né sa nulla. Le autorità venezuelane negano anche la loro esistenza a borda del volo YV2081.
Alle 9.38 (15:08 ora italiana) il pilota lancia un sos in cui avvisa di avere entrambi i motori in avaria, forse per un problema con il carburante, aggiungendo che tenterà l’ammaraggio. In quel momento il bimotore si trova a una trentina di chilometri dall’aeroporto di Gran Roque. Quota: 3000 piedi (915 metri), in diminuzione. È l’ultima comunicazione. Poi, il silenzio.
Uomini e mezzi della protezione civile iniziano le ricerche. Ore 10.11 (15.41 ora italiana): il bimotore YV1219, LET-410, riporta di aver visto una macchia d’olio o di carburante non lontano dal punto in cui si trovava l’YV2081 al momento del silenzio radio.
Ore 17.09 (22.39 in Italia): si osserva un oggetto di colore bianco galleggiare a 24.4 miglia nautiche (poco più di 45 km) da Maiqueta. Ma non è compatibile con nessuno dei possibili resti dell’YV2081 o di altri oggetti a bordo.
5 Gennaio 2008
Nessun reperto, nessun indizio. Si ipotizza che l’aereo abbia compiuto un ammaraggio corretto, ma che comunque a causa di una probabile deformazione strutturale, nell’impatto ci siano state difficoltà a effettuare l’evacuazione d’emergenza. A maggior ragione se il velivolo si è inabissato: a causa della pressione esterna dell’acqua è difficile aprire le porte.
6 Gennaio 2008
ore 13.10 (18.40 in Italia). L’elicottero della Guardia Nazionale GN-97117 individua alcuni oggetti in mare. Rottami ufficialmente risultati incompatibili. Nel frattempo la compagnia telefonica Movistar informa di aver rilevato, circa 8 ore dopo l’sos lanciato dal pilota, un possibile contatto con il cellulare di uno degli occupanti l’YV2081. Il generale Antonio Rivero, direttore della Protezione civile e comandante delle operazioni di soccorso, annuncia che le ricerche si sposteranno verso il fondo marino, chiedendo quindi l’intervento della nave oceanografica venezuelana, in grado di scandagliare i profondissimi fondali della fossa marina attorno all’atollo di Los Roques. Chiede inoltre l’aiuto delle autorità delle Antille Olandesi per ottenere un aereo di pattugliamento antisub. Attesa entro un paio di settimane una nave cilena dotata di sonar laterali. Intanto le ricerche sono state allargata e circa 5000 kmq.
Le ricerche non hanno mai dato esito e solo grazie all’insistenza dei familiari degli scomparsi, come spiega Romolo Guerrieri padre di Bruna – la donna di Ponzano Veneto sull’aereo con marito e figlie – il 18 gennaio dovrebbe finalmente partire una nave attrezzata fornita da una ditta americana alle autorità venezuelane, a bordo della quale ci saranno anche l’ammiraglio della Marina militare Giovanni Vitalioni e Mario Pica, ex pilota dell’Aeronautica militare e consulente della famiglia.
«Stiamo pensando anche al dirottamento». Ad avanzare l’ipotesi è Orazio Platania, portavoce delle famiglie dei dispersi romani, Stefano Fragione e Fabiola Napoli.
Il responsabile della Protezione civile venezuelana ha annunciato l’allargamento della zona delle ricerche con l’ausilio di un sottomarino, ma finora il mare non ha restituito nemmeno un frammento del velivolo.
«Per quanto piccolo possa essere, un aereo non può sparire nel nulla», aggiunge Platania ricordando un ulteriore precedente di 15 anni fa dove un altro bimotore, con a bordo un’italiana, fù sequestrato, nella stessa zona, da una banda di narcotrafficanti. In quel caso i passeggeri furono uccisi e i corpi gettati in acqua.
Di seguito potete ascoltare la conversazione tra il pilota del YV2081 e la torre di controllo prima del decollo.