Andare su Marte equivale più o meno a sottoporsi a una tac alla settimana: il rischio radiazioni a cui potrebbe essere esposto l’equipaggio di un veicolo spaziale diretto su Marte è stato calcolato per la prima volta grazie alle misurazioni effettuate durante la missione Mars Science Laboratory (Msl), che lo scorso anno ha portato il robot Curiosity della Nasa su Marte.
Le rilevazioni sono state fatte grazie allo strumento Radiation Assessment Detector (Rad) durante il lungo viaggio per Marte, ben 560 milioni di chilometri percorsi in 253 giorni.
Si tratta della prima misurazione realistica delle radiazioni, perché è stata effettuata a bordo di un veicolo spaziale opportunamente schermato, con uno “scudo” molto simile a quello che potrebbe essere impiegato per la prima missione umana su Marte.
“In termini di dose accumulata, è come sottoporsi ad una tac completa di tutto il corpo ogni 5-6 giorni“, spiega il coordinatore dello studio Cary Zeitlin, che lavora presso il Southwest Research Institute.
“Si tratta di un’esposizione al limite, aggiunge, o addirittura poco al di sopra rispetto al valore di esposizione considerato accettabile per l’intera carriera di un astronauta dalla Nasa e dalle altre agenzie spaziali”.
Sono due i rischi principali per la salute: l’esposizione cronica a basse dosi di raggi cosmici galattici (Gcr), e l’esposizione a breve termine alle particelle energetiche solari (Sep) emesse durante le eruzioni solari e l’espulsione di materia dalla corona solare (Cme).