Durante la ricerca del sommergibile Titan, i sonar hanno rilevato rumori simili a colpi. Questo potrebbe indicare che le cinque persone a bordo del sommergibile, scomparse dopo l’immersione domenica per una spedizione turistica intorno al Titanic, siano ancora vive.
I media americani riportano la notizia citando come fonte un’e-mail inviata al dipartimento per la sicurezza interna di Washington. Secondo il documento, i colpi sarebbero stati uditi per ore, a intervalli di 30 minuti. Dopo la prima segnalazione, il sonar è stato utilizzato nuovamente quattro ore dopo nella stessa area dove il sommergibile e i rumori erano ancora presenti. Almeno due delle persone a bordo – gli esploratori Hamish Harding, con diploma di pilota, e Paul-Henri Nargeolet, ex sub della Marina francese – hanno una lunga esperienza di missioni in luoghi estremi e sono sicuramente consapevoli dei mezzi e degli strumenti utilizzati per cercarli: potrebbero quindi aver istruito i compagni ad alternarsi nel produrre questi suoni nel tentativo di essere localizzati. La Guardia Costiera Usa ha fatto sapere che a bordo ci sarà “aria respirabile” fino alle ore 11 di giovedì (5 di mattina ora di Boston).
Nel frattempo, emerge che già dal 2018, quando il Titan era ancora in fase di sviluppo, c’erano dubbi sulla sua sicurezza. Quell’anno un dipendente dell’azienda, David Lochridge, è stato licenziato dopo aver espresso preoccupazioni riguardo allo scafo sperimentale in fibra di carbonio: sosteneva che erano necessari ulteriori test e una certificazione da parte di un ente indipendente. I suoi avvertimenti sarebbero stati ignorati finché non scrisse un rapporto; allora fu chiamato a colloquio con lo stesso amministratore delegato Stockton Rush che si trova ora a bordo del sommergibile.
Secondo i documenti del tribunale Lochridge avrebbe scoperto che il Titan non avrebbe potuto ricevere una certificazione per scendere fino a 3.800 metri (dove si trova il Titanic) ma solo fino a un massimo di 1300 metri. Dopo il licenziamento, OceanGate denunciò Lochridge per aver rivelato informazioni confidenziali e l’esperto a sua volta denunciò l’azienda: alla fine giunsero ad un patteggiamento. Nel 2019 OceanGate dichiarò che il sistema di certificazione per la maggior parte delle operazioni marittime richiede diversi anni ed è “un ostacolo all’innovazione”; l’azienda assicurava che i rischi potessero essere più facilmente evitati attraverso le procedure operative.