All’inizio del mese, mentre era alla ricerca di un fossile di balena esposto grazie alla bassa marea nell’isolata baia di Santa Cruz (California), il fotografo Chris Elmenhurst si è trovato di fronte ad una scena raccapricciante: una distesa sterminata di calamari di Humboldt (Dosidicus gigas) morti, spiaggiati sulla rive di Capitola.
In seguito, ritrovamenti simili si sono ripetuti anche in altre località della California centrale, come Aptos e Pacific Grove, alla fine gli esemplari morti di calamaro gigante sulle spiagge californiane ammontavano a qualche migliaio.
Per la comunità scientifica restano ancora un mistero le cause degli spiaggiamenti di questi calamari jumbo, che possono raggiungere anche il metro e mezzo di lunghezza.
“Queste cose ogni tanto succedono per varie ragioni che però non sono ancora del tutto chiare”, dice il biologo marino John Field della NOAA, l’agenzia federale americana che si occupa del monitoraggio di oceani e atmosfera.
Tra i fattori principali che sembrano causare gli spiaggiamenti di massa vi sono il cambiamento climatico, il surriscaldamento delle acque oceaniche e le fioriture algali, che sarebbero in grado di disorientare i calamari.
Altri scienziati invece pensano che la causa sia più diretta, secondo Henk-Jan Hoving, ricercatore del Monterey Bay Aquarium Research Institute (MBARI), i calamari potrebbero aver seguito le loro prede in acque sempre più basse e sovraffollate, arenandosi sulle spiagge durante la bassa marea.
“Negli ultimi dieci anni gli spiaggiamenti sono stati sempre più frequenti, e nel frattempo le popolazioni di calamari di Humboldt sono cresciute, forse in seguito al riscaldamento delle acque, diventando a volte anche molto numerose”, ha spiegato Field.
Questa specie di calamari che normalmente si trova nelle acque a sud del Golfo della California e fino alle coste peruviane, “a volte si trova anche più a nord, nei periodi in cui le acque sono più calde”, aggiunge Kenneth Bruland, ricercatore dell’Università della California a Santa Cruz.
Questo accade quando in autunno e inverno i venti che spirano a sud e che spingono le correnti oceaniche ricche di sostanze nutritive a risalire dalle profondità cessano: allora le correnti più calde si avvicinano alle coste.
Secondo Bruland, il cambiamento climatico e il conseguente minor apporto di ossigeno nelle acque potrebbero “essere i fattori determinanti” che spingono i calamari di Humboldt verso nord.
Ma questa teoria non è universalmente accettata, “Non credo che tutto ciò abbia qualcosa a che fare con il riscaldamento globale o i cambi nei livelli di ossigeno”, ha detto Francisco Chavez, oceanografo e biologo del MBARI.
Anche secondo Hoving, collega di Chavez al MBARI, le cause sarebbero altre, Hoving fa notare infatti l’incredibile abilità dei calamari di Humboldt che riescono a sopravvivere e prosperare anche negli ambienti scarsamente ossigenati, al contrario di molti altri esseri viventi.
Inoltre Hoving descrive il calamaro di Humboldt come un “predatore incredibilmente agile” che non si ritroverebbe mai intrappolato senza motivo, specialmente quando si muove in grandi gruppi.
Un’altra possibile causa degli spiaggiamenti di massa sarebbero le fioriture algali eccezionali, alcune specie di alghe infatti rilasciano delle tossine, come l’acido domoico, che possono decimare le faune locali.
Alcuni scienziati sono convinti che queste fioriture causino la perdita dell’orientamento nei calamari e quindi siano responsabili degli spiaggiamenti, anche se non ci sono ancora prove evidenti.
“Anche se è possibile che i calamari siano esposti a delle tossine questo è comunque improbabile visto che il mio laboratorio monitora i livelli di alghe e tossine settimanalmente nell’area di Santa Cruz, e nell’ultimo mese i livelli sono stati molto bassi”, spiega Raphe Kudela, biologo dell’UCSC.
Purtroppo non ci sono ancora spiegazioni scientifiche per questi macabri ritrovamenti ma di certo non se ne sono preoccupati gabbiani, leoni marini e tutti gli altri predatori che hanno rapidamente provveduto a ripulire le spiagge.