Quello di Gliese 667C è un caso astronomico rivisitato, in passato alcuni studi infatti avevano suggerito che la stella fosse circondata da tre esopianeti, oggi però, nuove analisi sui dati, combinati con altre osservazioni, lasciano pensare che in realtà i dintorni di Gliese 667C siano molto più affollati, con sei esopianeti, forse sette, tre dei quali superterre localizzate nella sua zona abitabile.
Almeno questo è quanto suggeriscono le analisi combinate eseguite con lo strumento Harps dell’Eso, il Very Large Telescope, il W.M. Keck Observatory e i Magellan Telescopes.
Si tratta, spiegano i ricercatori guidati da Guillem Anglada-Escudé della University of Göttingen, e Mikko Tuomi della University of Hertfordshire, di pianeti con masse superiori a quelle della Terra ma inferiori a quelle di Urano o Nettuno (da 2.7 a 3.8 le dimensioni del nostro pianeta racconta Tuomi alla Bbc) e del primo caso noto in cui ben tre di questi corpi potenzialmente rocciosi vengono trovati nella zona abitabile dello stesso sistema solare.
Un’area alquanto ristretta, spiegano gli astronomi: infatti, la zona abitabile si trova interamente all’interno di un orbita più piccola di quella del nostro Mercurio, il più vicino dei pianeti al Sole, una condizione plausibile, spiegano gli scienziati, considerando la massa ristretta e la relativa poca luminosità della stella, che renderebbero meno estreme le condizioni nei suoi dintorni.
Gliese 667C fa inoltre parte di un sistema a tre stelle, così che la vista potenzialmente apprezzabile da una delle sue superterre mostrerebbe sì l’astro principale, ma anche gli altri due soli, Gliese 667A and Gliese 667B sullo sfondo, ritratti insieme ad altri esopianeti del sistema solare (come mostrato nell’immagine, con la vista di un esopianeta appena crescente sulla sinistra).
La scoperta della densa zona abitabile intorno a Gliese 667C cambia anche le prospettive e le attese della caccia a nuovi esopianeti, come raccontano i ricercatori, “Il numero di pianeti potenzialmente abitabili nella nostra galassia è molto grande se quello che possiamo aspettarci è di trovarne diversi corpi intorno ad ogni stella di piccola massa”, spiega Rory Barnes della University of Washington, che ha preso parte alla ricerca, “invece di osservare dieci stelle per cercare un singolo potenziale pianeta abitabile, adesso sappiamo che possiamo osservare solo una stella e trovarne diversi di questi corpi”.