L’idea è quella di mettere piede (fisicamente) su Marte nei prossimi 20 anni e per questo la NASA sta stanziando i fondi per il progetto che permetterà agli americani di piantare la bandiera a stelle e strisce sul pianeta rosso. L’ha già fatto in un certo modo lo scorso 6 agosto con Curiosity, il Rover più grande e sofisticato mai progettato, atterrato sulla superficie marziana dopo un viaggio lungo 8 mesi.
Il team ha vissuto minuti di terrore durante la fase di scalo, ma ne è valsa la pena; ad esplodere, oltre all’entusiasmo per l’obiettivo raggiunto, sono state le quantità di foto pervenute dallo spazio che mostrano rocce, terreno marziano e presenza di carbonio, elemento essenziale per la vita, anche se l’agenzia spaziale è cauta nel dichiararlo, ammettendo che potrebbe trattarsi di una “contaminazione” terrestre sul Pianeta, in pratica, potremmo averlo portato noi.
Ma l’ottimismo deve essere di casa, perché nonostante non si abbia ancora nessuna certezza sulla presenza di vita, le ultime dall’America, come sintetizza il capo della NASA, dicono che Marte rappresenta il destino dell’umanità e una priorità per gli Stati Uniti, tanto che ogni dollaro disponibile dovrebbe essere speso nella costruzione di strumenti capaci di portare gli uomini sul pianeta rosso.
Su questa linea di pensiero si è espresso anche l’amministratore Charles Bolden durante una conferenza di esperti alla George Washington University: “La missione di portare l’uomo su Marte è oggi l’ultimo traguardo per l’umanità nel sistema solare, ed anche una priorità per gli USA. Tutto il nostro programma di esplorazione è allineato al fine di raggiungere l’obiettivo”.
Il presidente Barack Obama sembra d’accordo ed infatti ha già proposto 17,7 miliardi di dollari come budget alla NASA per il 2014. Un astronauta americano, Scott Kelly, insieme al collega russo Mikhail Kornienko, si è proposto come volontario per un test di controllo. I due dovrebbero trascorrere un anno presso l’ISS (International Space Station) nel 2015 per permettere ai medici di studiare gli effetti su muscolatura, vista e ossa, di una lunga permanenza a gravità zero.
Bolden ammette però i limiti al progetto: “Noi americani abbiamo dimostrato che sappiamo come arrivare sulla Luna. Cosa non siamo riusciti a dimostrare, e molte persone in questa stanza saranno pronti ad ammetterlo, è che ci sono dei gap tecnologici al momento che rendono difficile mandare l’uomo su Marte”.
Il progetto, secondo l’amministratore, è attuabile entro il 2030; gli americani progetteranno un veicolo capace di viaggiare per sette mesi (o più) fino a Marte e ritorno. Gli esperti stimano che saranno necessarie oltre 40 tonnellate di materiale, tra ossigeno, provviste e imballaggi vari, per permettere un ambiente a misura d’uomo.