Stalattiti e stalagmiti alte come palazzi, spazi così immensi sa poter contenere le nuvole un sistema meteorologico assolutamente indipendente da quello che regola il resto del pianeta. Siamo nella grotta più grande mai scoperta sulla Terra: Er Wang Dong. Questo incredibile mondo sotterraneo si trova in Cina, precisamente nella provincia di Chongquing. Per la prima volta è stato esplorato e fotografato da un gruppo di 15 speleologi americani e inglesi capeggiati da Robbie Stone, dell’università di Manchester. Le immagini, scattate nelle viscere del pianeta, sono così belle da lasciare senza fiato.
La grotta è talmente immensa da aver sviluppato un proprio meteo: all’interno ci sono nuvole, pioggia e banchi di nebbia. C’è voluto circa un mese di spedizione per portare alla luce questo mondo sommerso e straordinario. “Alcune delle grotte che fanno parte di questo sistema erano state precedentemente utilizzate dai minatori di nitrato, ma solo nelle aree più vicine all’ingresso. Mai prima di oggi questo angolo di mondo era stato esplorato nel suo insieme – ha spiegato Stone – tutti i corridoi principali erano molto in profondità e non avevano mai visto la luce prima di adesso“.
L’ingresso della grotta si trova in una piccola fenditura nelle rocce del Niubizi Tian Keng, un monte coperto da una vegetazione fittissima. Poco lontano sorge un piccolo villaggio rurale, Ranjiagou. Non appena dentro, gli speleologi sono rimasti senza fiato: le volte delle caverne sono molto alte e gli spazi così grandi da aver ospitato i campi di questo gruppo di avventurieri per oltre un mese.
Non mancano laghi di acqua dolce e vere e proprie piscine naturali cristalline. “Siamo emozionatissimi all’idea di essere stati i primi a mettere piede in un posto del genere. Adesso mi chiedo se il nostro pianeta possa ospitare altri luoghi del genere ancora inesplorati“, ha continuato il ricercatore. Quello che ha letteralmente lasciato senza fiato gli scienziati è stato però proprio il sistema meteorologico delle grotte. “Ci siamo trovati di fronte nuvole enormi, che si bloccano nella metà superiore delle caverne perché non riescono a uscire dal piccolo passaggio presente sul tetto, a circa 250 metri di altezza. Questo fenomeno si crea perché l’umidità presente nelle grotte sale e si condensa per via dell’aria più fredda presente in questi spazi immensi e chiusi“, ha spiegato ancora Stone.
“Questa incredibile rete, che comprende anche il Cloud ladder hall, misura in totale qualcosa come 51 mila metri quadrati. Che comprendono anche fiumi, laghi sotterranei e una ricca vegetazione sul pavimento di alcune caverne. La maggior parte delle grotte è accessibile dall’ingresso principale, altre richiedono però una lunga nuotata in profondità. Altre ancora, infine, sono accessibili solo attraverso un difficile percorso in arrampicata lungo le pareti più in profondità nelle caverne“, ha concluso il capo missione. Ma tanta fatica ha ampiamente ripagato il gruppo di 15 coraggiosi. Che adesso sperano di replicare con un’altra scoperta storica.