“Dio ci ha dato il Dna, cioè ci ha fatto figli, ci ha creato a sua immagine e somiglianza“. E’ quanto osserva Papa Francesco nell’omelia della messa, celebrata nella domus di Santa Marta in Vaticano. “E quando uno fa un figlio – sottolinea il Pontefice – non può andare indietro: il figlio è fatto, è lì; che gli assomigli tanto o poco, ha ricevuto l’identità. Se il figlio diventa buono, il padre è orgoglioso; se è cattivo, il padre lo giustifica e lo aspetta“.
Se Dio “ci ha dato questa identità di figlio, uomo e donna” ci ha anche dato un compito: “Ci ha dato tutta la Terra, da ‘dominare’ e ‘soggiogare’ come recita la Genesi. Ma con un compito: ha dato il lavoro di portare avanti il Creato, non di distruggerlo ma di farlo crescere, di curarlo, di custodirlo e farlo portare avanti“.
Una cosa, però, Dio non ha dato all’uomo: “Non ci ha dato i soldi. I soldi chi li ha dati? – si chiede il Papa – Non lo so. Dicono le nonne che il diavolo entra dalle tasche: può essere…“. L’importante è “ringraziare il Signore per i tre regali che ci ha dato: l’identità di figli, il dono-compito della Terra e l’amore che unisce l’uomo alla donna“.
Papa Francesco lancia poi un appello, contenuto nel “Messaggio per la Quaresima” perché si aprano le “porte al debole e al povero” dicendo no a “una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace“. Il pontefice ricorda, sin dal titolo del documento, che “l’altro è un dono” e che “la giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore: il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita“. Proprio il periodo della Quaresima, quaranta giorni prima della Pasqua, non contando le domeniche: quest’anno dal 1° marzo mercoledì delle ceneri al 15 aprile veglia pasquale è per il Papa “il tempo che ci rivolge un forte invito alla conversione, per non accontentarsi di una vita mediocre” e “il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina“. Sottolinea Jorge Mario Bergoglio: “Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore“. Al contrario, “la corruzione del peccato si realizza in tre momenti successivi: l’amore per il denaro, la vanità e la superbia. L’avidità del denaro è la radice di tutti i mali“, avverte Francesco citando l’apostolo Paolo. Papa Francesco avverte che “il denaro è il principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti; il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico. Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero a una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace“.
Per il Pontefice, “il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia: l’uomo ricco dimentica di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per la ricchezza, non esiste altro che il proprio ‘io’ e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione“. Soprattutto, spiega il Papa nel ‘Messaggio per la Quaresima’, “il vero problema del ricco, la radice dei suoi mali, è il non prestare ascolto alla Parola di Dio, che lo porta a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo“. Ma “chiudere il cuore al dono di Dio che parla, ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello“. Invece, è l’esortazione finale di Papa Francesco, occorre “aprire le porte al debole e al povero“.