Pellegrino Alfredo Maria Ernetti conosciuto più semplicemente come padre Ernetti nacque a Rocca Santo Stefano nel 1925 e scomparve sull’Isola di San Giorgio Maggiore nel 1994. E’ stato un musicologo, monaco, inventore ed esorcista italiano. È noto soprattutto per avere svolto ricerche in campi ritenuti non convenzionali dalla comunità scientifica.
Uomo di notevole erudizione, filosofo ed esorcista, Ernetti fu un esperto di musica e di storia della musica antica in particolare. Fu monaco benedettino presso l’Abbazia di San Giorgio Maggiore a Venezia. Presso l’abbazia ha sede l’Istituto di prepolifonia (fino a poco tempo fa l’unico esistente al mondo), dove fin dal 1963 Ernetti ha insegnato prepolifonia, ovvero la musica antica anteriore alle notazioni.
Dal convento Santa Cecilia di Roma ha avuto la nomina a direttore nazionale del segretariato degli studi religiosi maschili d’Italia per la musica sacra.
Fu anche collaboratore di Padre Agostino Gemelli presso il Laboratorio di Fisica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Sul finire degli anni quaranta padre Pellegrino Ernetti intrattenne una collaborazione scientifica con padre Agostino Gemelli, religioso francescano, medico e fondatore dell’Università Cattolica di Milano.
Secondo quanto riportato dallo stesso Ernetti, stavano entrambi lavorando nei locali del Laboratorio di Fisica dell’università quando in un momento di sconforto il padre Gemelli esclamò come era solito fare in certi momenti: “Papà aiutami!”.
Fu proprio questa frase esclamata dal Gemelli che avrebbe suscitato la risposta del papà del Gemelli morto molti anni prima, che sarebbe rimasta impressa su un registratore lasciato attivo nel laboratorio. Riproducendo il nastro si sarebbe sentita una voce che diceva: “Certo che ti aiuto zuccone”. Ma solo suo papà era solito chiamare il Gemelli “zuccone” e nessun altro.
I due ricercatori non avrebbero mancato di informare il Vaticano in merito a questi presunti fenomeni di comunicazioni, cui entrambi avrebbero assistito.
In tempi relativamente recenti ha fatto scalpore la notizia pubblicata sui mass media a partire da un intervista ad Ernetti del 1972 nella quale egli affermava che sin dalla seconda metà degli anni cinquanta, insieme a un gruppo di famosi scienziati tra i quali l’italiano Enrico Fermi e il tedesco Wernher von Braun, avrebbe progettato e infine costruito il cronovisore, una macchina che avrebbe permesso di vedere avvenimenti accaduti nel passato, che Ernetti chiamava “macchina del tempo“.
Il principio fisico che permetterebbe il funzionamento di questa macchina sembrerebbe riassumersi nella teoria secondo cui ogni essere vivente lascia dietro di sé nel tempo una traccia costituita da una non ben identificata forma di energia. Tali tracce, visive e una sonore, rimarrebbero “impresse” nell’ambiente nel quale si manifestarono.
Ernetti raccontò, in una delle sue prime e uniche esternazioni sulla presunta invenzione, di aver assistito, attraverso il cronovisore, alla rappresentazione del Tieste nel 170 a.C., una tragedia perduta del poeta latino Ennio e di aver completato l’opera trascrivendo le parti mancanti.
Ernetti affermava anche di aver udito le voci di Benito Mussolini e di Napoleone Bonaparte e di aver assistito alla passione e crocifissione di Nostro Signore di cui avrebbe realizzato anche una foto.
L’esistenza della macchina tuttavia non è mai stata dimostrata e padre Ernetti, per il resto della propria vita, si chiuse in un riserbo assoluto su questo argomento.
Più recentemente il teologo ed esperto di “Transcomunicazione strumentale” padre François Brune ha riportato dopo molti anni alle cronache l’avveniristico ed ipotetico cronovisore, con un suo libro pubblicato del 2002.
Lo scrittore francese sostiene infatti che dell’invenzione fu immediatamente messo al corrente il Vaticano nella persona stessa del Papa di allora. Da qui si è diffusa una leggenda urbana, popolare tra i teorici dei complotti, che vuole la macchina trasportata proprio nella cittadella sacra doce i suoi segreti sarebbero ancora oggi gelosamente custoditi.